L’anno scorso, proprio in questo periodo, noi di Ast siamo stati a Palazzo Mazzetti ad Asti in occasione della mostra nazionale dedicata agli Etruschi. Quest’anno siamo tornati esattamente in questo punto di Corso Alfieri, ma per un altro motivo. Proprio davanti all’entrata di Palazzo Mazzetti, dall’altra parte della strada, si affaccia un altro palazzo storico di Asti: Palazzo Ottolenghi. Una parte del primo piano di questo edificio, esattamente alla vostra destra, ospita il Museo del Risorgimento, con i suoi reperti che vanno dal 1797, anno della Repubblica Astese, alle due guerre mondiali.
Superate l’imponente portone di legno d’ingresso, affacciatevi sul cortile quadrato interno e dirigetevi verso la piccola porticina subito a destra. La visita è gratuita, ma al bancone vi chiederanno, ai fini di una piccola indagine statistica, se siete residenti di Asti oppure arrivate da fuori. Come vedrete a colpo d’occhio, il museo è davvero piccolino, appena un salone diviso da pannelli e vetrinette, una saletta più piccola e un rifugio antiaereo nelle cantine. Non ci vorrà più di un’oretta per vederlo bene tutto.
L’inizio della collezione del Risorgimento astigiano affonda le proprie radici nel 1898, durante le celebrazioni per i 500 anni dello Statuto Albertino su desiderio del conte Leonetto Ottolenghi – che come avrete capito era il padrone del palazzo omonimo – che commissionò ai migliori pittori di quel periodo quadri raffiguranti avvenimenti e personaggi risorgimentali.
Dopo una serie di spostamenti della collezione in vari edifici della città, il Museo venne trasferito a Palazzo Mazzetti – proprio il palazzo davanti che ha ospitato la mostra degli Etruschi – dove rimase fino al 1984. La città di Asti ha dovuto aspettare poi i festeggiamenti per l’Unità d’Italia del 23 marzo 2012 per riappropriarsi di questo piccolo tesoro storico.
Alzate lo sguardo per vedere anche la collezione di stendardi e bandiere delle Corporazioni astigiane e dei reduci Garibaldini astigiani sopra la vostra testa! Tra i pezzi più interessanti del museo, la divisa del maggiore garibaldino Orazio Dogliotti – comandante dell’artiglieria nella Battaglia di Bezzecca del 1866 – e la cassetta da viaggio di Vincenzo Gioberti, qui sotto in foto, quando si presentò al cospetto di papa Pio IX perché intercedesse per l’indipendenza italiana.
Tutto quello che vedrete qui è il frutto di donazioni di famiglie con parenti che hanno combattuto per la causa del Risorgimento. Spostiamoci ora nella seconda saletta più piccola.
Qui sono presenti ovali che ritraggono personaggi storici e quadri che raffigurano le battaglie più importanti dell’epopea risorgimentale. Sono stati tutti dipinti dal pittore astigiano Paolo Arri e rappresentano politici, filosofi, patrioti, poeti letterati e ritratti dei Savoia.
Non potrete non riconoscere, per esempio, Camillo Benso Conte di Cavour e Giuseppe Garibaldi. Le scene di battaglie sono state invece eseguite dai pittori Luigi Morgari, Raffaele Pontremoli e Felice Cerruti Bauduc.
E’ molto interessante lo schermo che troverete qui. In loop, un video che anima – letteralmente – queste scene di battaglie con movimenti, zoom, rumori ambientali e voci. Suggestivo e realistico: vi sembrerà di essere all’interno del quadro. Prendete posto su una delle sedie messe a disposizione, e passate cinque minuti qui davanti, ne vale la pena. Dopodiché, tornate all’entrata del museo, e scendete le scalette alla sinistra del bancone. Vi condurranno al rifugio antiaereo.
Anche questa zona è stata accuratamente recuperata, come tutto il resto del palazzo. Una serie di pannelli didattici e di vetrine completano la storia di Asti nella prima e seconda guerra mondiale, ma se soffrite di claustrofobia meglio passare velocemente questa parte del museo. Se invece siete coraggiosi e non vi impressionano le porte blindate dell’epoca, i soffitti bassi e i rumori che arrivano dal traffico di Corso Alfieri, fermatevi davanti alla proiezione di venti minuti che ripercorre la storia dei rifugi antiaerei e le vicende di Asti nel periodo bellico. Intenso.
Prima di uscire alla luce e all’aria aperta, passerete anche davanti al bagno dell’epoca!
Insomma, se vi trovate in centro ad Asti e avete un’ora da riempire, questa è una buona occasione per conoscere qualcosa di più sulla storia di questa città.